Lavoro intelligente! Questa l’esatta traduzione del termine inglese che negli ultimi mesi abbiamo sentito ripetere con estrema frequenza.
Introduzione allo smart working
Comprendere però con assoluta chiarezza il significato dello SMART WORKING non risulta essere eccessivamente intuitivo e neanche molto immediato. Da diverso tempo si è cercato di instaurare, in campo lavorativo, una nuova filosofia manageriale fondata sulla restituzione alle persone di flessibilità e autonomia, con particolare riferimento alla scelta, da parte di questi ultimi, degli spazi, degli orari e degli strumenti da utilizzare a fronte di una maggiore responsabilizzazione dei risultati.
Attribuire il termine “intelligente” a questa nuova metodologia di attività lavorativa, vuol significare intraprendere un nuovo modello di rapporto tra individuo e azienda, basato sull’autonomia del soggetto che presta la propria opera, a fronte del raggiungimento dei risultati proposti dall’azienda. Da ciò si evince che, a tale scopo, quelli che rappresentavano un ostacolo legati allo spazio materiale e quindi alla classica postazione fissa, agli open space e ai singoli uffici, debbano essere rimossi lasciando quindi al soggetto l’assoluta autonomia nello svolgere la propria attività lavorativa all’interno della rispettiva abitazione.
Riassunto in poche righe, questa nuova metodologia di lavoro, sembra risultare alquanto semplicistica, ma al fine di raggiungere dei risultati accettabili, si rende inevitabilmente necessario un notevole mutamento che coinvolga la cultura vera e propria della sfera lavorativa e che rivisiti e modifichi quelli che sono gli attuali modelli organizzativi aziendali:
un processo quindi che gli attori coinvolti devono percorrere insieme, fase dopo fase.
L’attenta e scrupolosa considerazione degli obiettivi da raggiungere è fondamentale, come altrettanto fondamentali sono le peculiarità tecnologiche a disposizione, le basi culturali e manageriali dell’organizzazione stessa. Inteso come nuovo modo di lavorare che consente un miglior bilanciamento tra qualità della vita e produttività individuale, è quindi anche il risultato di un sapiente uso dell’innovazione digitale a supporto di approcci strategici che puntano sull’integrazione e sulla collaborazione tra le persone, in particolare, e tra le organizzazioni, in generale.
La tecnologia gioca ora un ruolo fondamentale
In tutto questo la tecnologia gioca un ruolo chiave, perché quando si parla di una trasformazione tecnologica nei luoghi di lavoro si pensa anche all’applicazione di tecnologie avanzate per connettere persone, spazi, oggetti ai processi di business, con l’obiettivo di aumentare la produttività, innovare, coinvolgere persone e gruppi di lavoro.
Come sopra citato, la cultura organizzativa dello SMART WORKING è basata sulla fiducia datore di lavoro/dipendente, e tale fiducia deve essere reciproca. Laddove l’impresa si rende disponibile a essere meno rigida, chi lavora è davvero pronto a essere pienamente responsabile della propria produttività? In altre parole, quanto siamo davvero disponibili a essere pagati in base alla nostra permanenza fisica in ufficio, se l’alternativa è essere valutati sulla base dei risultati effettivamente portati?
Doveri e obblighi del dipendente
Il dipendente è altresì pronto a svolgere la suo attività lavorativa tra le mure domestiche andando a definire un nuovo rapporto tra persone e ambiente di lavoro? Se da un lato si ha il vantaggio di abbattere i costi che si dovevano sostenere per raggiungere la sede di lavoro, dall’altro c’è l’inevitabile problematica legata alla frammentazione aziendale che non permette più di vivere e condividere le ore lavorative con i colleghi dell’ufficio.
Tutti i lavoratori ai quali è chiesto di lavorare in SMART WORKING, sono o saranno in grado di “reinventarsi” e di intraprendere questo nuovo modello lavorativo?
Siamo pronti tecnologicamente? Gli strumenti non mancano e, diversamente dal passato, c’è anche una propensione molto più accentuata dei collaboratori a essere sempre connessi e sperimentare. Certo è, però, che non si tratta semplicemente di cellulari o computer portatili, ma di una più ampia gamma di tool che rendano davvero fluidi i processi interni. Videoconferenze, programmi di project management, sistemi collaborativi saranno la base per rendere il lavoro davvero agile.
Dal 21 Febbraio del 2020 il CORONAVIRUS ha varcato il confine del nostro paese e per ridurre al minimo le possibilità di contagio, in moltissime realtà italiane, è stato adottato lo Smart Working.
Insomma, da questa prova generale il lavoro, specialmente quello intellettuale e nei servizi, fa un enorme passo avanti. Si smarca dalla dinamica del controllo spazio temporale per ricondursi ad una più diretta connessione alla sua utilità. Al risultato.
Conclusione sul finale
Insieme ad aspetti organizzativi e giuridici, il lavoro agile diffuso ci obbliga a ragionare sulla sicurezza della rete internet essenziale per ogni lavoro a distanza. La pandemia di COVID-19 ha scatenato anche la pandemia del cyber crime: viviamo e stiamo subendo un’impennata vertiginosa negli attacchi informatici. Oggi dobbiamo confrontarsi con uno scenario inedito: lavoratori in SMART WORKING (che operano anche con dispositivi personali), virus informatici e accessi incontrollati ai server e maggiori rischi cibernetici legati al fattore umano. Considerato l’approccio opportunistico da parte dei criminali informatici e tenuto conto dell’aumento di accessi da remoto da parte dei dipendenti sarà necessario correre più presto ai ripari per evitare grossi guai. Il numero di email non richieste o sospette, dietro le quali si nascondono minacce gravi ai patrimoni informativi aziendali, è in vertiginoso aumento.
Ecco quindi che, al fine di ottimizzare al meglio il lavoro agile, gli apparati governativi, le organizzazioni degli imprenditori e quelle dei lavoratori, gli organi giuridici, gli addetti al settore tecnologico e quello della sicurezza informatica, devono svolgere un lavoro coeso e mettere in campo le proprie relative competenze.